San Pancrazio

Il borgo di San Pancrazio sorge su un contrafforte fra la Valdambra e la Valdichiana. Anche San Pancrazio, come molti altri castelli e borghi di questa terra, nel 1350 passò sotto il controllo della Repubblica Fiorentina. Oggi delle fortificazioni medievali non è rimasto quasi niente.
A San Pancrazio il conte Pierangeli, nominato Podestà, trasferì la sede podestarile nel palazzo di sua proprietà. Questo edificio, risalente al XVII secolo, venne parzialmente distrutto il 29 giugno del 1944 dai tedeschi che trucidarono in una delle sue cantine 55 persone, quasi tutti gli uomini del borgo. Le mogli e le madri sfuggite all’eccidio, con la loro forza ed il loro coraggio sono riuscite a mantenere vivo il borgo e a renderlo un luogo di accoglienza. Oggi in questo spazio, attraverso l’impegno dell’amministrazione comunale, è nato il Museo della Memoria e l’Archivio Digitale della Memoria, affinchè i fatti narrati per anni dalle persone sopravvissute trovassero una documentazione storica, assumendo così un impegno concreto per la salvaguardia della memoria storica.
Nell’edificio attinente, acquistato e ristrutturato dall’amministrazione comunale, sorge anche il Centro Interculturale Don Giuseppe Torelli, dedicato al parroco della comunità, anch’egli vittima della strage. Nel giardino retrostante l’edificio è stato piantato un roseto in memoria dei civili trucidati dove ogni pianta ha una targhetta che riporta il nome di una vittima. Nella parte alta del giardino si trova, una grande statua marmorea opera di Firenze Poggi: una madre dalle potenti braccia ha con sé i propri figli, guarda l’orizzonte e sul leggio espone una scritta:

“Qui a perpetuo ricordo dei misfatti della storia, nel luogo segnato dalla tragedia, una madre afferma la vita come un faro sul giardino delle rose…. verso la valle”.

L’anima ritrova la quiete volgendo lo sguardo nella campagna intorno al borgo, in cui si aprono paesaggi caratterizzati da una natura intensa oppure sedendosi ad ascoltare una delle tante rassegne culturali e musicali organizzate dal Comune e dalle diverse associazioni del territorio come il Festival Internazionale “Il Roseto della Musica”.

In occasione del 60° anniversario della liberazione il gruppo musicale Casa del Vento ha presentato la canzone “Settanta rose” dedicata agli eccidi di cui, non solo San Pancrazio, ma tutta la zona è stata teatro.

Sono settanta rose Crescono a ricordar Le grida di dolore A chi è passato di qua. Sono settanta rose Crescono a ricordar Che il 29 Giugno Non devi dimenticar. C’erano gli sfollati Gli uomini a lavorar Poi li han catturati Han cominciato a pregar.

Erano pieni d’odio Vennero ad ammazzar Quelle settanta rose Che crescono a ricordar. Dormono sopra un monte Sbocciano a raccontare Sono settanta rose Crescono a ricordare. Dentro la cantina Li hanno fatti entrar E un colpo nella testa Li ha fatti addormentar.

Erano vite in fiore Rose da regalar Dai mille profumi Facevano danzar. Dormono sopra un monte Sbocciano a raccontare Sono settanta rose Crescono a ricordare. Dormono sopra un monte Sbocciano a raccontare Sono settanta rose Crescono a ricordare. Rose colorate Rose da ricordar Rose senza spine Non potevan bucar.

Sono settanta rose Crescono a ricordar Che il 29 Giugno Non devi dimenticar. Dormono sopra un monte Sbocciano a raccontare Sono settanta rose Crescono a ricordare. Dormono sopra un monte Sbocciano a raccontare Sono settanta rose Crescono a ricordare. Dormono sopra un monte Sbocciano a raccontare Sono settanta rose Crescono a ricordare. Dormono sopra un monte Sbocciano a raccontare Sono settanta rose Crescono a ricordare.

Per maggiori informazioni visita il sito www.attivalamemoria.eu